Itinerario CAI n. 152:
Il Sole di Pellizza sulle colline di Monleale (anno 2013)

Un nuovo anello di circa 8 km, con partenza e arrivo sulla piazzetta Capsoni di Monleale alto: tra colline e vigneti alla ricerca del Sole di Pellizza da Volpedo.

La cronaca di un’indagine sul territorio, sulle le tracce dei luoghi frequentati più di cento anni fa dal pittore Giuseppe Pellizza, quando lavorava al dipinto Il sole. La tela venne realizzata nel 1904 e fu esposta per la prima volta a Monaco di Baviera, nel 1905; acquistata per le collezioni regie nel 1906, fa parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Il luogo in cui il dipinto è stato realizzato non è però del tutto certo. Tuttavia le ricerche condotte sulle colline tra Monleale, Berzano di Tortona e Sarezzano, per individuarne il posto esatto, con le poche indicazioni dedotte dagli scritti e dai disegni dell’artista, hanno permesso di disegnare un itinerario che si snoda tra campi coltivati, vigne e antichi frutteti.


La ricerca dell’immortale bellezza
A due anni di distanza dall’inaugurazione del sentiero collinare dedicato alla “Montà di Bogino”, la serie degli Itinerari sui luoghi pellizziani si arricchisce di un nuovo tassello. L’opera attorno alla quale ruota questa proposta è una di quelle centrali nella produzione pellizziana: Il sole. Siamo negli anni immediatamente successivi alla realizzazione de Il Quarto Stato (1901) e alla sua prima esposizione pubblica (Torino, 1902). Il mancato riconoscimento da parte della critica, anche quella militante, nei confronti della grande tela di carattere sociale che aveva impegnato Pellizza per dieci intensissimi anni, provocano il profondo scoramento dell’artista, che decide di dare una decisa sterzata alla sua pittura: d’ora in avanti sarà soprattutto pittore di paesaggio. Possiamo seguire alcuni passaggi di questa evoluzione interiore attraverso stralci dall’epistolario pellizziano. Dapprima egli matura una sfiducia verso la pittura “impegnata”, dalla cui esperienza è rimasto amaramente scottato, come scrive all’amico poeta e letterato Pier Ludovico Occhini nel 1903 (i brani che qui trascriviamo sono tratti dai minutari e copialettere originali del pittore, conservati presso lo Studio di via Rosano a Volpedo)
[pullquote-right]Caro Occhini.
[…]. Certo lo studio dei problemi sociali s’impone più o meno a tutti; però io […] che […] concepii e feci e diedi al pubblico “Quarto Stato” […] so dirti che [a chi vuol fare dell’arte – i problemi sociali – possono esser fatali qualora … si voglia scendere alla politica]. Ho attualmente assai tema [che trattandone nuovamente la mia arte ne esca menomata].
[…]. Se vogliamo lasciare qualche orma dobbiamo scegliere soggetti eterni. […] la bella natura che assorbe l’uomo e lo annienta per campeggiare essa stessa sfolgorando la sua immortale bellezza […].[/pullquote-right]






D’ora in poi egli si ripromette di dedicarsi alle vedute di paesaggio, ma distinguendole in due specifici filoni: pittura di concetto (“glorificazioni”, una sorta di sublimazione del paesaggio) e paesaggi puri.
Così spiega in due lettere, rispettivamente indirizzate al critico d’arte Vittorio Pica e al giovane pittore Matteo Olivero, entrambe datate 1904. Nei brani riportati i tratti barrati indicano le parole scritte e poi cancellate con un tratto di penna dallo stesso autore, tra parentesi quadre i passaggi omessi perché non funzionali al testo
[pullquote-left]Caro ed Egregio Pica.
[…]. Altri paesaggi tengo ancora qui parte completati parte in lavoro e ad essi va tutto il mio ardore d’artista slancio di pittore. Ciò non toglie peraltro che il mio pensiero cuore si rivolga tratto tratto al pentittico che sapete “L’amore nella vita” quasi complet mancante solo dell’ultimo pannello, che peraltro è già formato nella mia mente – […]. Sole nascente e Il ponte, sono quanto di migliore tengo nello studio per le prossime Mostre, entrambi di dimensioni considerevoli che, così come “Quarto Stato”, già esposto, ed altri che ho in mente di fare, si porterebbero sotto il titolo generale di “Glorificazioni” […]. Prima dell’inverno saran completati e potrò inviarli a Venezia […].[/pullquote-left]





[pullquote-right]Volpedo Ore 21-23 del 28 ottobre 1904.
A[l pittore Matteo] Olivero.
[…]. Il quadro [Il sole] voleva essere una Glorificazione così come altri. […]. I lavori che tengo nello studio sono più che altro di due categorie: di concetto e di paesaggio puro. “Glorificazioni”, ho chiamato i primi: “Il Ponte” “Sole nascente” e “L’amore nelle età” della vita. […].
Sono “Glorificazioni” in quanto voglio presentare le cose della natura nel loro momento […] più grande, […], più solenne più tipico e migliore.
I paesaggi tendono invece a rappresentare […] la bellezza della natura in paesaggi puri.
[…]. Gli antichi glorificavano […] i loro dei, il Medioevo i suoi santi e noi […] glorificheremo la gran madre, la Natura nei suoi spettacoli più grandiosi, nelle sue forme più tipiche – nei suoi organismi più vitali. Ma nella bisogna ci insegnano sempre i grandi artisti dell’antichità e del medioevo, che per glorificare conoscevano i mezzi dei quali l’arte deve servirsi Raffaello più di tutti. Sulle loro orme, non tralasciando le ultime conquiste dell’’impressionismo e del divisionismo anche […] la pittura moderna potrà lasciare i suoi capolavori al futuro.[/pullquote-right]























Paesaggi sovrapposti
Tra le “glorificazioni” del paesaggio cui Pellizza sta lavorando tra la primavera e l’estate del 1904 figura quindi Il sole. Qui si apre il capitolo relativo alla localizzazione di questa opera, un’impresa non semplice, come vedremo. Aurora Scotti, nel Catalogo generale delle opere, edito nel 1986, scrive: “L’intenso desiderio di tradurre sulla tela gli spettacoli più emozionanti della natura lo spingeva a salire, ancora in piena notte, le colline circostanti e raggiungere oltre Monleale la località Cenelli, in regione Brada, per attendere, pronto davanti al suo cavalletto, l’apparire sfolgorante del sole”.
Il monte Brada è un’altura a quota 420 m slm nel territorio del comune di Berzano di Tortona, e qui portano le testimonianze sin qui raccolte: tanto dalla frazione Chiesa, che si trova nel comune di Berzano di Tortona, quanto dalla località Cenelli di Cadaborgo (nel territorio del comune di Monleale), ancora si tramanda il passaggio del pittore, apparentemente diretto verso il monte Brada, raggiungibile da entrambe le località. Ma l’osservazione sul posto fuga ogni dubbio: il cocuzzolo è occupato da una vigna circondata da un bosco tanto antico quanto folto e dalle alte chiome: la linea dell’orizzonte verso Est è totalmente preclusa. Bisogna quindi andare oltre, verso altri territori da qui raggiungibili, a cercare ulteriori tracce della presenza del pittore.
Innanzitutto dobbiamo considerare che la sublimazione del paesaggio comporta, anche se Pellizza non lo dice direttamente nei suoi scritti, una possibilità di “manipolazione” della realtà del paesaggio stesso, piegato alle esigenze rappresentative; non così per il paesaggio puro, che è ciò che si vede, senza interventi di sovrapposizione di piani e di luoghi. Questo lo apprendiamo per esperienza, osservando le sue opere e i luoghi di realizzazione: basti, a questo proposito, l’esempio del dipinto Il ponte, annoverato da Pellizza tra le “glorificazioni”, per la cui preparazione l’artista usa anche la fotografia. Abbiamo, infatti, uno scatto fotografico del ponte sul Curone tra Casalnoceto e Castellar Guidobono, visto da monte, e questa immagine è stata quadrettata dallo stesso Pellizza per lavorare al soggetto in preparazione. Esistono però altre immagini, che ritraggono lo stesso pittore con la moglie e le figliolette Maria e Nerina, sul greto del torrente nella zona a valle del ponte di Volpedo (riconoscibile lo sfondo che compare ne Lo specchio della vita). L’esito finale dell’opera è dato da una sovrapposizione di questi piani: il ponte della “Diletta” insieme ai personaggi fotografati a Volpedo. Occorre allora spingere il nostro cammino ancora più verso Ovest, alla ricerca di quella balconata naturale da cui volgerci verso il luogo da cui sorge il sole.


Dietro al Poggio sorge il sole
Siamo partiti dalla piazza di Monleale (alto), dedicata al sindaco Gerolamo Capsoni – il quale, detto per inciso, di Pellizza fu amico e interlocutore sullo spiritismo, un tema che intrigava la società positivista di fine Ottocento – e, attraverso le località Madrina e Chiesa, siamo ormai giunti nel territorio di Berzano di Tortona, vicino al già citato monte Brada. Ci accompagnano nel cammino due mappe topografiche appartenute al pittore, frutto di una rara versione precedente la prima edizione delle cartine 1:25 dell’Istituto Geografico militare (che è del 1892), probabilmente acquistate da Pellizza nel suo primo soggiorno fiorentino, nel 1888. Dobbiamo questi dettagli all’amico Michele Soffiantini, che ha svolto ricerche presso la sede dell’Istituto, appunto a Firenze: la prima edizione delle carte, quella del 1892, venne preceduta da una sorta di prova di stampa, a tiratura limitata, con alcune differenze rispetto all’edizione definitiva. A questa versione “anticipata”, non datata ma risalente al 1888, si devono con tutta probabilità le due mappe in possesso di Pellizza, riferite ai quadranti “Tortona” e “Volpedo”.
Lasciando sulla nostra sinistra il sentiero che sale al monte Brada, proseguiamo attraverso un varco tra gli alberi che ci porta ad incrociare la stradina asfaltata che da Berzano, lambendo Valbona, sale a sinistra verso Cappellette per proseguire alla volta di Cadaborgo, frazione di Monleale. Prendiamo però a destra, come colti da un’ispirazione e, attraverso uno sterrato ad uso agricolo, raggiungiamo un piccolo slargo, aperto verso Est su una valletta che ci separa dalla frazione Chiesa da poco lasciata alle nostre spalle. Il paesaggio che vediamo corrisponde con millimetrica precisione ad un disegno, finora dimenticato tra le pagine del Catalogo generale. Sul foglio dove è tracciato il disegno ci sono anche alcune parole scritte a matita dello stesso Pellizza, che valgono a confermare ciò che vediamo nella realtà di fronte a noi: in alto la localizzazione, “Chiesa li 20-3-1904 – Monte”; sulla sinistra, in lontananza, oggi parzialmente coperta da un albero, la “Mad.[onna del] Monte” di Nazzano; al centro, dietro le case della frazione Chiesa, l’inconfondibile sagoma del “Poggio” di Volpedo; ancora più a destra il “Cast.[ello di] Pozzolgroppo”. Il Poggio è, a Volpedo, per antonomasia, il luogo dietro al quale sorge il sole, spostandosi in asse a sinistra o a destra secondo il variare delle stagioni. Nella primavera del 1904, quindi, la ricerca di Pellizza si era spinta fino a queste colline, ormai lontano da Volpedo e anche da Monleale.


Dal monte Rosso uno spettacolo grandioso
Una collina appuntita attira ora la nostra attenzione, ancora verso Ovest: si tratta del monte Rosselle (oppure Roxe, nella mappa ottocentesca), sopra la frazione Cappellette, che è divisa a metà tra i comuni di Monleale e di Berzano. Raggiungiamo l’altura, da cui il nostro sguardo, complice la giornata limpida, spazia su tutto l’arco alpino, uno spettacolo grandioso che ci riporta alla mente quanto letto in un altro passaggio dei minutari pellizziani; Aristide Arzano, fondatore della Società Storica Tortonese, aveva chiesto al pittore una collaborazione in vista della pubblicazione della prima guida di Tortona, poi effettivamente stampata nel 1907 con il titolo Guida artistica, amministrativa, commerciale di Tortona e circondario: le schede pubblicate relative ai comuni del “circondario” furono in realtà molto più sintetiche di quanto probabilmente Arzano aveva progettato inizialmente, per cui vennero meno nell’edizione a stampa tutti i riferimenti anche minuti riportati da Pellizza sul territorio di Volpedo e dintorni. Così, comunque, scriveva Pellizza all’amico, nel giugno 1905, diffondendosi sulle bellezze di un territorio che doveva conoscere palmo a palmo per consuetudine e frequentazione quasi quotidiana:
[pullquote-right]Passeggiate da cui si godono grandiosi panorami si possono fare al monte Poggio di Brinzone su quel di Volpedo, al Castello di Pozzolgroppo a Monleale e al Monte rosso, sopra il cascinale Cenelli, in territorio di Monleale. Da quest’ultima località in un giorno limpido si ha lo spettacolo grandioso delle Alpi che si svolgono per più che un apparente semicerchio dalle Marittime alle Retiche.[/pullquote-right]
Il monte Rosso citato dal pittore è senza ombra di dubbio il Rosselle sul quale ci troviamo ora. Abbiamo quindi la prova certa della frequentazione di questi luoghi, anche se ci manca ancora la conferma di una qualche attinenza con Il sole.

L’incontro sul monte Zerbetti
Ci viene in soccorso una testimonianza lontana, che si perde oltre la curva del secolo passato, grazie ai ricordi dell’amico Fausto Mogni, già commerciante e oggi provetto fotografo in forza agli Amici dell’Arte di Serravalle Scrivia. Fausto è originario di cascina Leardi una frazione di Sarezzano che si trova sulla sponda destra della valle del Grue, proprio ai piedi di queste colline. Ricorda distintamente ciò che gli raccontava il nonno, memorie di cui si era instancabilmente nutrita la sua infanzia. Il vecchio Giovanni Mogni, nato nel 1876, contadino e artigiano tuttofare, gli raccontava degli incontri con questo strano personaggio, che arrivava arrancando sulla collina con i suoi strumenti da pittore, e “dipingeva la natura”, soprattutto il sole. Il luogo in cui l’uomo – Giuseppe Pellizza – si recava abitualmente è un altro cocuzzolo, ben visibile da dove siamo, oltre una vigna e ancora più verso Ovest e quindi verso la val Grue e Sarezzano: si tratta del monte Zerbetti, un’altura brulla, circondata da boschi e oggi sormontata da un grande traliccio per la corrente elettrica.
Fausto ci mostra una fotografia che lui stesso ha scattato da quel monte guardando in direzione Est, cioè verso il monte Rosselle. La foto è del mese di agosto, e ritrae un’alba che assomiglia in modo sconcertante a quella dipinta da Pellizza 110 anni fa.
Dopo aver ascoltato diverse volte a voce il racconto di Fausto Mogni, gli ho chiesto una breve testimonianza scritta. (il suo racconto è qui sotto).
La giornata ormai volge al termine: dopo una breve sosta a Berzano, dove gli amici della Comunità Famiglia ci accolgono con premurosa ospitalità, occorre rientrare a Monleale. Tra soste, qualche errore di percorso e frequenti contemplazioni del paesaggio; arriviamo all’erta finale tra la frazione Inselmina e l’abitato di Monleale quando ormai il sole al tramonto inizia a far rosseggiare l’orizzonte e i vigneti. Lungo la ripida salita finale ci domandiamo se ciò che abbiamo creduto di trovare è stato reale oppure solo l’illusione di una luminosa giornata. Di questa ricerca qualcosa di concreto però resterà, dal momento che, in accordo con l’Ufficio Sentieri della Provincia di Alessandria, è previsto l’inserimento del tracciato nel catasto regionale dei sentieri, nonché la posa della segnaletica escursionistica, in collaborazione con il Cai di Tortona: un nuovo percorso va ad aggiungersi al novero ufficiale degli “Itinerari sui luoghi pellizziani”, a disposizione degli amanti dell’arte e della natura.

Pierluigi Pernigotti

Mio nonno e il pittore del sole

Mio nonno era Giovanni Mogni, nato nel 1876 e deceduto nel 1967. Un uomo attivo e pacato: non l’ho mai visto arrabbiarsi. Fu il primo contadino del comune di Sarezzano a comprarsi una bicicletta. Aveva fatto la quarta elementare e leggeva il giornale una volta alla settimana, al sabato. Io conobbi il libro Cuore prima da lui che a scuola. La vita non gli lesinò i dispiaceri: la morte di una figlioletta, della moglie in giovane età, rimasto con due figli, Iside di 5 anni e Giusto di tre, da crescere. Quest’ultimo, nato nel 1907, era mio papà, ed è morto nel dicembre 2013 a 106 anni.
Io, nato nel 1939, crebbi sempre insieme al nonno Giovanni e ho vivi parecchi ricordi del tempo di guerra e degli anni successivi. Imparai da lui i princìpi del buon contadino, e mi fece conoscere anche molti altri mestieri: il sarto, il calzolaio, il muratore, lo stagnino, il falegname di mobili e quello di carri e botti, i fabbro dei ferri ai buoi e degli attrezzi, l’impagliatore e costruttore-riparatore di sedie, il carrettiere, ecc. Mi parlava anche di mestieri quasi scomparsi, ad esempio il pittore, che sapeva riprodurre le persone, le case, gli alberi e i prati. Ora non usava più, diceva, perché c’era la fotografia.
Di quei pittori uno era un po’ strano ma in gamba: si chiamava Pellizza e veniva a piedi da Volpedo con i suoi attrezzi e dipingeva. Certi giorni era vestito come un signore e certi altri sembrava una “ligera” (mendicante). Non parlava quasi con nessuno ma con mio nonno a volte sì. In particolare il nonno si era stupito nel vederlo dipingere il sole. Diceva che solo lui sapeva dipingere il sole.
L’impressione dev’essere stata molto forte perché anche mio papà mi riferiva della cosa. Io non seppi mai nulla del dipinto del sole fino al giorno in cui confessai la cosa a Pierluigi [Pernigotti], nella sede dell’Associazione a Volpedo. “Pigi” non disse nulla, uscì dalla stanza e rientrò qualche istante dopo con in mano una riproduzione del quadro, ritengo a grandezza naturale.
Io non so se fosse quello il sole visto da mio nonno. Rimasi perplesso sia perché me lo immaginavo in cielo, sia perché non riconoscevo lo sfondo, diverso dalle linee d’orizzonte a me note. Qualche giorno dopo mi prese una folgorazione: sta a vedere che il nonno lo incontrava in cima al nostro bosco dove spesso andava a lavorare, località Zerbetti. Ci sono andato e ho riconosciuto il tratto di orizzonte. Nella posizione del quadro il sole dovrebbe sorgere circa nella prima metà di maggio e nella seconda di luglio.


Fausto Mogni

L’itinerario è stato disegnato e percorso una prima volta nell’ambito delle manifestazioni di Pellizza 2013, con grande concorso di partecipanti, nella giornata di domenica 22 settembre 2013 (vedi una breve rassegna stampa, sul “Piccolo” del 24/09/2013 e sul “Nostro Giornale” del 26/09/2013, nonché una rassegna fotografica di Fausto Mogni: clicca qui).
In attesa della tracciatura con l’apposita segnaletica da parte del Cai di Tortona, mettiamo a disposizione gli strumenti utili per il trekking: la cartina dell’itinerario è disponibile cliccando qui; per scaricare il percorso su Gps, clicca qui; per la visualizzazione su Google Earth clicca invece sulla mappa riportata qui sotto (grazie ancora a Michele Soffiantini per le elaborazioni cartografiche).
Itinerario Sole Map

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